Tomaso Binga | Segni Di/versi In/versi
a cura di Salvatore Luperto
Opening Sabato 1 marzo 2025, ore 18.30
Fino al 5 aprile.
Una mostra costituita da significative e storiche opere verbo-visive, alcune già esposte in importanti manifestazioni di prestigiosi luoghi istituzionali della cultura italiana ed europea tra cui la Biennale di Venezia del 1978, la XI Quadriennale di Roma nel 1985 e Artissima di Torino nel 2011.
Tomaso Binga (pseudonimo acquisito da Bianca Menna come reazione ai privilegi riservati all’artista uomo negli ambienti dell’arte) è un personaggio di spicco del panorama culturale attuale, le cui opere sono studiate in ambito letterario e artistico da storici dell’arte, critici e studiosi di importanti università. Nelle sue creative opere verbo visive e nei testi in versi, tra ironia e sarcasmo, scardina ogni schema per costruirne altre più libere ed estrose nell’aspetto verbo-visivo del componimento-immagine. Le opere visive e I versi poetici di Binga partecipano il lettore tanto per gli eterogenei contenuti quanto per l’aspetto compositivo della forma scritta. Attraverso segni, codici, suoni nuovi e performance, l’autrice, con il suo pensiero anarchico, libero da ogni compromesso, rivela caustiche verità con lo scopo di smascherare la mentalità patriarcale, diffusa a tutti i livelli sociali, che condiziona l’uomo a praticarla e la donna a subirla. Dagli anni Settanta Tomaso Binga esprime sé stessa con il suo poetare denso di significati ironici e autoironici, impiegando strumenti tecnologici (macchina per scrivere, fotocopiatore, fotocamera, computer), diverse tecniche (collage, inchiostri, pennarelli, matite colorate, pastelli) e azioni performative nelle quali, oltre al suo stesso corpo, utilizza costumi di travestimento e oggetti di scena. Il medium del suo pensiero è il segno grafico attraverso cui la parola o frazione di essa, nel suo valore segnico e fonetico, assume altri significati che si pongono al di là del linguaggio lineare per affermare scomode e irriverenti verità. La voce, sapientemente modulata, vibrata, cadenzata, graffiante e urlata, sostenuta dai gesti e dal suono nei movimenti performanti, crea un collegamento diretto con lo spettatore, il quale, affascinato dal contesto, ne coglie appieno la forza dirompente, l’energia totale proveniente dal corpo, dallo sguardo, dai gesti, dal senso e dal nonsense della parola e dal suo dettaglio.