Paolo Laudisa
La Grande Nave
Opening venerdì 15 dicembre ore 18.00
Fino al 27 gennaio 2024
A cura di Carmelo Cipriani
Testo critico di Nicola Carrino.
Dal principio della sua carriera Laudisa porta avanti un corpo a corpo con la pittura, in cui, nel dominio del colore, si fanno strada molteplici suggestioni visive e memoriali. Le stesse a cui alludono i titoli in cui al prevalere della singola tinta, soprattutto i primari (rosso, giallo e blu), si fa spesso strada il riferimento ad elementi tratti dalla realtà. Questi a volte sono rappresentati nella loro forma reale con effetti di ton sur ton, dando luogo ad una stratigrafia che chiaramente rimanda al processo mnesico, all’affiorare tenue ma ineluttabile dei ricordi; altre volte sono semplicemente allusi da campiture scomposte la cui conformazione rievoca alla mente di chi osserva una parvenza fenomenica, rivelando nell’artista un procedimento creativo a doppio senso. Se nel primo caso, infatti, Laudisa parte dal riferimento reale costruendo l’opera attorno ad esso, secondo quel processo stratigrafico a cui si accennava che rende ciascuna opera una radiografia del pensiero e dei suoi complessi meccanismi, nell’altro è la via del colore a prevalere. In quest’ultimo caso la stesura informe occupa la tela generando sembianze che solo a posteriori rievocano nel pensiero dell’artista sembianze, ricordi, sensazioni. Ed è quest’ultimo il procedimento generativo che è possibile riconoscere ne LA GRANDE NAVE, scelta come opera manifesto della mostra, titolo ed incipit del percorso, metafora ideale di un viaggio nella pittura e nel colore, a cui allude anche Nicola Carrino nella sua poesia, scritta per Laudisa nel 2000.
Paolo Laudisa
Nuovo corso?
Come guardare il mare all’orizzonte tra le brume del mattino,
fischia un rimorchiatore nella nebbia.
Trame traspaiono colori e segni indistinti
ora distinti all’attenzione.
L’atmosfera è soffusa e diffusa
stesura di luce morbida,
dura e penetrabile.
Genera lo spazio la pittura di Rothko e i blu sono di Klein
ed anche di Reinhardt e Barnett Newmann.
Dal costruito vibrato all’immediato del gesto
Il segno ora è diretto.
Il blu si espande come nero di seppia colpita sul fondo.
Sono inchiostri diluiti e materici
quasi smalti coprenti,
dietro e davanti la superficie del vetro.
Affondo le mani nel turchino e le porto sul viso.
Lontane e vicine allo sguardo.
L’Adriatico è lì che guarda ad oriente.
Un tuffo
e Bisanzio rispecchia la luce di Puglia.
Nicola Carrino