a cura di Salvatore Luperto e Anna Panareo
Fin dal 1966 il lavoro di Mirella Bentivoglio ha riguardato la parola nell’ambito del linguaggio e dell’immagine, sviluppandone l’aspetto poetico sulla materia (carta, metallo, legno), sull’oggetto (pietra, plexiglass) e nell’ambiente (interventi sul territorio). “Protagonista della cultura internazionale della seconda metà del Novecento, dall’esperienza di poeta lineare approda, negli anni Sessanta, alla scrittura verbovisiva e a molteplici forme di linguaggio letterario-artistico, spaziando dalla critica d’arte alla poesia oggettuale, dalla performance alle installazioni ambientali.
In tutte le sue operazioni poetico-simboliche è costante la riflessione personale sulla parola che esaltata, isolata, frammentata, staccata e ricombinata assume un significato pregnante. Per la sua sistemazione nel foglio, articolata e combinata nei caratteri e nei colori spesso tipografici, la parola comunica, per processi associativi alternativi, valori semantici con funzioni evocative. L’artista con l’analisi esegetica della parola, nel suo lavoro mentale, molto spesso ironico, gioca con il significato, duplicandolo, alternandolo, moltiplicandolo, capovolgendolo a tal punto che, come in un gioco delle parti, il significante assume il ruolo del significato e viceversa. Semplici lettere, vocaboli o parole rivisitate diventano segni semantici tangibili e in alcuni casi oggetti tattili che rimandano a concetti essenziali, precisi e chiari, che esprimono valori mentali nuovi.
Salvatore Luperto
Comunicato Stampa
IT | EN