Giovanni Lamorgese
‘Iconostasi’
Opening venerdì 9 febbraio ore 18.00
A cura di Isabella Battista
In greco il termine eikonostasion significa “posto delle immagini”. Sin dalle sue origini, nell’epoca paleocristiana, l’iconostasi è presente sotto forma di balaustra ideata per delimitare il presbiterio, il luogo più sacro dell’edificio, a cui hanno accesso solo gli ecclesiastici e dove si celebra la funzione religiosa, divisa dallo spazio dedicato ai fedeli. L’iconostasi, presente tutt’oggi nelle chiese di rito orientale, celando alla vista l’altare su cui il celebrante officia il sacrificio eucaristico, ha la funzione di preservare lo spazio sacro del “mysterium fidei” dallo sguardo dei fedeli, a imitazione del drappo che nel Tempio di Salomone nascondeva il “sancta sanctorum”, il luogo dove si custodiva l’arca dell’alleanza.
In questo fitto intreccio di storia e spiritualità si innesta la più recente ricerca di Giovanni Lamorgese, scultore barese da tempo attivo in Salento. Le sue opere, cariche di simbolismo, si ispirano a immagini bibliche, letterarie e mitologiche, installate sul dualismo tra la tradizione artistica barocca, cara allo scultore, e la ricerca concettuale del Novecento, suo specifico campo di formazione e studio.
La ricerca di Lamorgese coniuga la tensione alla spiritualità – che non necessariamente è religiosa – ad una sincera e talvolta pungente ironia, come quando posizione nasi da Pinocchio sui volti dei santi, inducendo chi guarda ad interrogarsi sul senso ultimo di ciò che consideriamo sacro. Riflettendo sull’articolata spazialità del Museo Nuova Era, Lamorgese progetta un percorso espositivo che ci parla anche del territorio circostante, rievocando alla memoria, per via metonimica, le strutture sacre di cui è ricco il borgo antico barese.
Nella sala centrale trova posto un’installazione site-specific realizzata da elementi modulari simili a piatti deformi, uno diverso dall’altro, su cui sono posizionati degli oggetti di uso quotidiano fusi con il piatto stesso e che rimandano a riti collettivi e conviviali. A parete invece si stagliano clipei in cemento e ceramica lustrata in oro da cui emergono protomi umane, simulacri di idoli moderni che anelano alla perfezione. Le due teste in terracotta decorate a lustro, con sguardo estatico, tipico dei santi, e naso da Pinocchio, compongono un’installazione complessa e coinvolgente che svelano le maschere del quotidiano indossate per nascondere le nostre fragilità, il nostro essere profondamente vulnerabili. Al piano inferiore Lamorgese interpreta le sale come una moderna cripta, divisa in due aree. Appena discese le scale ci si imbatte in una testa con collo di camicia, altro leitmotiv dell’artista, legato alle convenzioni sociali e alle costrizioni formali della società contemporanea. In essa la statuaria antica viene riportata a una dimensione umana e quotidiana, divenendo non più oggetto di contemplazione ma soggetto che osserva l’ambiente circostante, in un dialogo paritario che genera empatia nello spettatore. La sala più lontana è invece inaccessibile: a impedire l’ingresso è una moltitudine di piatti su piedistalli, simili a quelli già osservati al piano superiore. Un’installazione pensata per lo spazio ipogeo che definisce un’area privata, recuperando il concetto e l’aspetto dell’iconostasi. La ricerca di Giovanni Lamorgese torna così a rievocare un passato visto non come un qualcosa di lontano e irraggiungibile, avulso dai meccanismi odierni ed estraneo alle novità dell’arte contemporanea, ma come serbatoio d’immagini e sentimenti, materia da rielaborare, sentire, vivere intimamente, da indagare ma soprattutto dalla quale farsi attraversare. – Isabella Battista
Isabella Battista (Bari, 1985) Giornalista, critica e storica dell’arte, curatrice indipendente. Vive e lavora a Bari. Dopo la laurea con il massimo dei voti in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Bari, presso la stessa Università si abilita all’insegnamento nei licei. Attualmente è docente di ruolo in Storia dell’Arte presso il Liceo Artistico “De Nittis-Pascali” di Bari. Tra il 2012 e il 2013 collabora attivamente con la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare (Ba) curando gli eventi espositivi della Project Room. Nel 2018 si aggiudica il premio miglior curatore under 35 presso Setup Contemporary Art Fair a Bologna. Numerose le mostre curate tra le quali si segnalano: Raffaele Quida. Istanze. Studi Legali Sciuti, Palermo (2016); Pieni e Vuoti. Galleria BluOrg, Bari (2016); Iginio Iurilli, Vincenzo De Sario. Fatuaria. Masseria Fatuaria, Cisternino (2020), Renato Galante. Mind Your Step. MoMart Gallery, Matera (2022), Ospitalità dello Sguardo, Kursaal Santalucia, Bari (2023). Nel 2021 con l’artista Antonio De Luca cura il progetto editoriale Medusae per la collana Traffici d’Artista (Edizioni Esperidi di Lecce). Da giornalista collabora stabilmente con l’emittente televisiva Telebari e con il Nuovo Quotidiano di Puglia (gruppo Il Messaggero). Inoltre è contributor per la rivista di settore Segno.