Carlo Battisti
Sono nato nel 1945, in Versilia, da una famiglia di modeste condizioni, quasi povera. Durante la mia infanzia e adolescenza c’era, accanto a casa mia, il negozio di fotografia più bello della mia città: nelle sue vetrine meravigliose macchine foto e cine (a cinque anni sapevo cosa era una Leica…) ammiccavano da un mondo che era anni luce distante dalla mia condizione.
Rovistavo nel bidone degli scarti del negozio per raccogliere i rotoli di carta protettiva dei film 120 per, poi, metterli dentro una piccola scatola di cartone autocostruita e fare finta di avere una vera fotocamera…
Naturalmente il negozio aveva una camera oscura (allora tutti i fotografi esibivano il cartello ”Sviluppo e stampa per dilettanti”) la porta della quale dava sul marciapiede girato l’angolo del negozio e quando il tecnico la apriva per uscire a prendere una boccata d’aria io spiavo con viva curiosità quel misterioso mondo nel quale, in realtà, non sapevo cosa accadesse ma che immaginavo essere qualcosa di magico e meraviglioso.
Ho poi scoperto, in seguito, che era davvero così…
Finalmente a 22 anni potei comprare la mia prima macchina grazie a 50.000 lire vinte ad un premio di pittura ma, come ne “Il Cappotto” di Gogol, mi fu rubata dopo pochi giorni…
Come era possibile che non scaturisse in noi (in me e nella fotografia) una sorta di debito affettivo reciproco che abbiamo, poi, conservato per tutta una vita?
A settanta anni, cinquanta dei quali passati in una attiva e costante ricerca nell’ambito delle arti visive (scultura, pittura e grafica) e mettendone vantaggiosamente a frutto le esperienze mi sono comprato una magnifica Sinar, forse per saldare con la fotografia almeno la parte che mi riguardava di quel debito…
(Giugno 2019)