Futuro Arcaico Fest

Al Museo Nuova Era, l’esposizione artistica all’interno di Futuro Arcaico, un nuovo Festival multidisciplinare dedicato alle tradizioni popolari, rituali e ai territori, riletti in chiave contemporanea e con nuovi linguaggi. Una mostra collettiva e diffusa, un percorso tra leggende, riti e saperi popolari.
In un momento storico in cui si assiste irrimediabilmente alla perdita di molte certezze, al prevalere del pensiero individualista, alla crisi dei valori umani, alla difficoltà di comprendere l’importanza della connessione col sé, con l’universo e la natura, potrebbero la ritualità e la magia, essere una pratica poetica che consente di connettersi alle radici e all’origine del tutto?
Futuro Arcaico – Osservatorio artistico digitale, è un progetto a cura dello studio creativo Folklore Elettrico, un archivio virtuale e partecipato che raccoglie testimonianze artistiche su luoghi, riti, folklore e tradizioni italiane.

NeuNau
Suono Ferro Màder Lombardia

MÀDER è un’installazione sonora interattiva e itinerante.
È composta di materiali ferrosi, realizzati dai fabbri della fucina tramite l’uso del maglio selezionati attentamente in funzione delle peculiarità sonore e sostenuti da una struttura metallica. Si tratta di una serie di dischi in ferro che i fabbri camuni chiamano, appunto, MÀDER, involucro protettivo dai colpi del maglio nella produzione dei secchi agricoli, da qui la definizione Madre inteso come grembo protettivo.
MÀDER racchiude un insieme di preziose informazioni, custodite nell’identità del territorio della Valle Camonica: dal valore produtti-vo che la lavorazione del ferro riveste da generazioni, al significato storico e il legame con il mondo preistorico che l’intera valle costudisce attraverso un patrimonio figurativo unico in Europa Esistono testi-monianze su alcune rocce incise dove viene raffigurata l’attività del fabbro fin dalla preistoria. Il suono del ferro; un’esperienza sonora atavica.
Suonare i dischi MADER è un preciso segnale che arriva al nostro sistema limbico, alla parte arcaica del cervello umano, quella che presiede tutte le reazioni spontanee e automatiche, riportandoci direttamente all’origine della nostra specie. L’intenzione del progetto è di riportare questi manufatti alla natura, per poi ritornare alla fucina-Museo.
L’obbiettivo è di individuare e posizionare l’installazione in diversi punti del territorio lungo l’arco delle settimane stabilite, componen-do un percorso che permetta una fruizione multisensoriale in luoghi simbolici, suggestivi e periferici, in stretta connessione con il paesaggio e il passato.
Sul luogo si troverà un cartello esplicativo che inviterà il fruitore a interagire con i dischi metallici tramite strumenti che chiunque potrà reperire in loco (rami, pietra e ferro), creando un legame di interazione tra lo spettatore e l’installazione allestita.

Maria Vittoria Cavazzana
I am on Fire, 2021
Veneto

La carta velina, colpita dal vento o dalla luce, incarna l’idea di
“mutaforma”: qualcosa di indefinibile, come identità e memoria; mentre la delicatezza dei segni leggeri della matita e degli strappi su carta, i piccoli petali di fiori appoggiati, ricordano un’estetica onirica che muta quando la luce li colpisce da diverse angolazioni. I disegni rappresentano sogni e parti di dipinti religiosi famosi che ritraggono martiri, estasi di santi e stigmate di mistici. Le candele (o carcasse, esposte come reliquie) realizzate con cera, capelli, elementi organici e tessuto sono accese sotto i fogli, per creare una tensione che rimanda alla linea sottile tra passione fisica, dolore ed estasi spirituale, ricordandoci che moriremo. L’utilizzo di materiali organici posti come offerte sotto i veli richiama le tradizioni religiose che mescolano cattolicesimo, spiritismo e magia, come il voodoo e il candomblè. I am on fire è allo stesso tempo preghiera, offerta e altare; è religio-ne e misticismo che si mescolano all’anima esoterica della venera-zione di oggetti-feticci e ai quali si attribuisce un valore quasi magico, il confine tra ciò che è sacro (perciò lecito) e ciò che è magico (perciò maligno, satanico) è sottile e labile come i segni a matita su questi fogli di velina. Cresciuta in una famiglia cattolica, da bambina vedevo gli Ex voto come fossero oggetti donati da un amante, mentre le reliquie, le ferite e i martiri esponevano un profondo, estatico dolore fisico dovuto ad un intenso amore e totale abbandono ad una passione spirituale che non trovavo diversa da quella, a me ancora sconosciu-ta, tra due innamorati. Temevo i santi, la madonna e il diavolo come temevo i fantasmi.

Michele Tajariol + Ludovico Bomben
Paesaggio con Ferula – Ferula, 2016
Friuli Venezia Giulia

L’azione di Paesaggio con Ferula nasce dal dialogo tra due differenti metodi di ricerca. Quella di Ludovico Bomben è legata ad una indagine dei rapporti tra materiale e linguaggio, forma e concetto che, con formale rigore, propone una ridefinizione dell’immagine sacra nel contesto contemporaneo, mescolando antiche tradizioni a materiali e produzioni industriali. Per Michele Tajariol invece, l’identità di scultura- oggetto è stata dirottata ad una finalità perfor-mativa e fotografica, in cui egli stesso mette a confronto corpo ed opera per una unica oggettualità di sintesi visiva. Paesaggio con Ferula è un’immagine costruita da due personaggi che si appropriano della scultura al neon, Ferula, nel tentativo di fissare una scena. La stessa scultura si rifà al bastone portato dai partecipanti all’antico culto dei misteri dionisiaci. “Nei culti cristiani la ferula è il pastorale che viene portato durante le celebrazioni dal papa e da altri ecclesiastici. La Ferula è simile al bastone pastorale del vescovo ma, a differenza di quest’ultimo, ha all’estremità una sfera di metallo prezioso sormontata, a seconda del tipo, da una croce (di diversa tipologia) o da un crocefisso”. Nell’opera, il neon verticale rimane fisso mentre i tre segmenti orizzontali possono essere spostati a piacimento lungo l’asse verticale. Verosimilmente, la possibilità di poter modificare le posizioni dei tre neon orizzontali permette di rimodellare il simbolo ogni qualvolta la scultura viene installata.
Questo fattore compositivo è uno dei fili conduttori che accomuna Paesaggio con Ferula e Ferula. In cui due linguaggi apparentemente distanti tra loro, hanno rimesso in discussione i valori formali del loro lavoro senza perderne di significato.